Oggi vi parlerò di questa disciplina nella maniera più concisa e vera, smentendo molto di ciò che trovate in articoli scritti da persone che non hanno mai praticato il karate.
Io sono Gloria Raia, atleta che ha riscosso discreti successi, e mi applico in questa arte marziale dall’età di cinque anni;
ecco tutto quel che dovreste sapere a riguardo:
-infarinatura storica
-gli stili
-kata e kumite
-le cinture
-le federazioni
-le gare
-i prezzi
Infarinatura storica
Il karate -dal giapponese “via della mano vuota”- ha origine ad Okinawa, isola del Regno delle Ryūkyū, nel 1879.
Questa forma di combattimento era nuova ed originale perché non utilizzava attrezzi: il corpo diventava un’arma a tutti gli effetti. Basata sulla concentrazione totale della mente, aveva lo scopo di tenere l’avversario a distanza e di colpirlo nei punti vitali attraverso pugni e tecniche di taglio di mani e piedi.
Il fondatore del suo stile principale, lo Shotokan, è Gichin Funakoshi.
Egli approfittò dell’invito da parte del Ministero dell’Educazione Giapponese per diffondere il karate al di fuori di Okinawa tramite una sua dimostrazione alla National Athletic Exhibition, nel 1922.
Due anni più tardi l’Università Keio istituì il primo club universitario di karate e nel ’32 i maggiori atenei nipponici ne disponevano.
Attualmente, viene praticato nel mondo in due differenti versioni: quella sportiva, nella quale è privato della sua componente marziale e finalizzato ai risultati competitivi tipici dell’agonismo occidentale e quella tradizionale, più legata ai precetti originali e alla difesa personale.
Gli stili nel karate
Chiunque abbia una conoscenza quantomeno basilare del karate, sa che ci sono diversi stili a rappresentarlo.
Per “stile” intendiamo il modo in cui le tecniche vengono eseguite, l’angolazione di piedi, ginocchia durante l’esecuzione delle posizioni, l’apertura e la chiusura del bacino e delle anche, e così via. Ovviamente quando si parla di stili, ci si riferisce esclusivamente al kata, non al kumite.
Detto ciò, possiamo immaginare un albero il cui tronco è costituito dallo stile dello Shotokan: come abbiamo già accennato nel paragrafo “infarinatura storica”, è il primo ad essere stato creato e possiamo considerarlo, perciò, la base da cui tutti gli altri stili prendono vita.
Dallo Shotokan si diramano quindi lo Shitō–ryū, il Gōjū–ryū, Wado–ryū, Uechi–ryū, Shorin–ryū, Kenyu–ryū e Kyokushin–kai.
In totale sono otto, ma i principali, più popolari e maggiormente allenati e visibili in gara sono quattro: scopriamo perché e quali sono le peculiarità di ognuno.
I più famosi sono Shotokan, Shitō-ryū , Gōjū-ryū e Wado-ryū, ma solo due di questi hanno preso piede clamorosamente.
Stiamo parlando di Shotokan e Shitō-ryū; ma perché vengono privilegiati questi due stili?
Sappiamo che il karate nasce per essere praticato da combattenti e viene poi diffuso anche tra le forze militari come arma di difesa personale, quindi mira ad un pubblico essenzialmente maschile.
Questo stile prevede un atleta forte, disciplinato, fisicamente potente e prestante. Le posizioni sono basse, così come il baricentro, e le tecniche sono meno belle a vedersi, ma molto più vigorose.
Lo Shitō-ryū, invece, è uno stile molto più estetico, aggraziato, elegante, con larghi movimenti di polso, braccia e bacino. Si addice di più alle donne, ma non toglie la potenza necessaria, anzi. E’ molto faticoso per via delle posizioni più curate e tecniche rispetto allo Shotokan ed è sicuramente più scenico.
Entrambi gli stili prevedono un allenamento basato sul motto “zitto e lavora” e necessitano capacità acrobatiche per eseguire correttamente calci saltati e calci girati in volo.
Per quanto si dica che lo Shotokan sia lo stile principale, lo Shitō-ryū è molto più presente oggigiorno e, secondo la mia opinione, verrà praticato sempre di più arrivando quasi a surclassare lo Shotokan.
Kata e kumite
Solo chi lo pratica sa quanto sia snervante spiegare all’idiota di turno che il karate NON è spaccare tavolette di pietra con le mani gridando “wata!”.
Diciamo una volta per tutte in cosa consiste il karate.
In parole povere, il karate può essere visto come divisibile in due parti: la parte della forma e la parte del combattimento.
La forma viene definita “kata” ed è un combattimento immaginario contro cinque avversari; si utilizzano una sequenza di mosse di attacchi, parate, prese e contrattacchi in combinazione che verranno poi attuate nel “bunkai”.
Ogni stile ha i suoi kata e il suo modo di eseguirli, le posizioni da stile a stile variano.
Il kumite è un combattimento uno contro uno, si divide in “Sanbon” e “Ippon”. Nel Sanbon si mira a realizzare sei punti (talvolta possono essere superati) con tecniche da uno, due o tre punti in base a come viene colpito l’avversario. Nell’Ippon vince chi ottiene per primo due punti.
Si ottiene penalità quando l’avversario viene colpito da una distanza troppo ravvicinata, con contatto pieno, se si esce dal tatami (il tappeto su cui ci si allena e gareggia), se si strattona, se si manca di rispetto e addirittura, a volte, anche se l’esultanza da parte dell’atleta, dell’allenatore o del pubblico è troppo concitata.
Le cinture nel karate
Le cinture vengono assegnate dopo il superamento di un esame che, generalmente, si tiene alla fine dell’anno accademico, prima dell’estate. I colori in ordine di grado sono:
Bianca
Gialla
Arancione
Verde
Blu (primo e secondo kyu)
Marrone (da uno a quattro kyu)
Nera (più i dan).
Le federazioni
Se il vostro sogno è quello di competere a livelli riconosciuti, dovrete cercare palestre associate FIJLKAM, l’unica federazione in Italia ad essere riconosciuta dal CONI.
Se vi basta praticare questa disciplina a livello amatoriale, potete benissimo trovare palestre di federazioni minori e non riconosciute.
Le gare di karate
Rimane poco da dire a riguardo, abbiamo già anticipato molte cose.
Le gare si dividono in gare di kata e gare di kumite; andiamo con ordine.
Nelle gare di kata si è divisi in categorie di età e cinture e si gareggia come singoli o come squadra. La squadra è composta da tre atleti dello stesso sesso e che rientrino nella stessa categoria, prevede una formazione a triangolo; il caposquadra sta davanti come vertice e i due restanti costituiscono la base. Oltre alle caratteristiche specifiche che bisogna possedere nella categoria individuale, nella squadra bisognerà essere sincronizzati per tutti i valori assoluti e necessari. In competizioni di un certo calibro, le squadre dovranno scegliere un kata da portare e realizzarne il bunkai.
I punteggi sono a punti o a bandierine, sia nel singolo che nella squadra. Gli arbitri sono cinque, in base al numero di partecipanti ci saranno una, due o più fasi. Nella prima fase eliminatoria si parte da un punteggio di media 7.0: se il concorrente risulterà sotto la media, l’arbitro darà un punteggio compreso tra 6.0 e 6.9; un buon atleta realizza almeno 7.4-7.5 ad arbitro. Dalla seconda fase la base è 8.0 e vale lo stesso principio.
Con le bandierine, si forma una sorta di torneo che vede degli 1vs1: aka (rosso) e ao (blu). Chi ottiene almeno tre bandierine su cinque del proprio colore passa al turno successivo. Comincia sempre la performance aka.
Per quanto riguarda il kumite, è sempre 1vs1, le categorie vanno in base al peso, si vota solo a bandierine per assegnare punti agli atleti. Nel kumite a squadre si è in tre ma si combatte sempre 1vs1 e vince la squadra che totalizza più vittorie.
I prezzi
Mi sono accorta che nessuno parla mai dei prezzi per poter realizzare questo sport.
Che siate genitori e state pensando di iscrivere i propri figli o ragazzi/adulti che vogliono praticare questa disciplina, dovrete tener conto di questi costi:
Una buona palestra vi farà pagare 40€ mensili in media per gli allenamenti.
Il prezzo del kimono o karategi è variabile: migliore è la qualità e le caratteristiche che ricercate, maggiore sarà il prezzo. Marche come Shureido, Arawaza e KO arrivano anche a 300€.
Le cinture di anno in anno, così come le cinture rosse e blu: stesso discorso del karategi.
La tuta della palestra, la borsa e l’attrezzatura necessaria vi verrà a costare nel totale più di 150€.
Le trasferte e le gare, i prezzi sono quelli di pernottamenti normali in b&b, hotel e alberghi, ma vanno aggiunti i soldi della benzina, dai 15€ ai 30€ circa per categoria e i soldi dell’iscrizione alla gara stessa (20€ di solito).
Gli stage di formazione o con la Nazionale, il prezzo è variabile.
Spero che questo articolo vi sia stato utile e, se così fosse, vi invito a condividerlo.
Se doveste avere qualche domanda o voleste semplicemente contattarmi, mi trovate su Instagram!
Alla prossima!